La storia della motosega
Lo sviluppo della sega a motore
1926 Stihl mette a punto la prima sega a catena funzionante con motore elettricoSi dovette comunque attendere fino alla metà degli anni '20 del secolo scorso perché a qualcuno venisse in mente di inventare una sega a catena vera, azionata da un motore. Tre sono i nomi da citare in questo contesto: Wolf (negli USA), Westfelt (in Svezia) e Stihl (in Germania). Quest’ultimo nome è peraltro da abbinare alla più vecchia ed anche alla maggiore azienda produttrice di motoseghe del mondo: venne infatti fondata del 1926 e, nel 2004, registrava una cifra d’affari di ben 1,6 Miliardi di Euro! All’inizio il proposito principale era quello di rendere il lavoro del boscaiolo meno pesante grazie all’uso di una macchina. Accanto a questo vennero in seguito perseguite anche le finalità di accrescere le prestazioni e le rese di produzione, evoluzione che comportava un maggiore guadagno. Le tappe principali nella storia dello sviluppo della motosega furono le seguenti:
- 1927 Dolmar sviluppa la prima motosega a benzina (Fonte: Dolmar)
- 1950 prima motosega azionabile da un’unica persona
- 1964 introduzione del primo sistema anti-vibrazioni
- 1972 messa a punto del freno della catena
- 1982 invenzione del Quickstop (dispositivo automatico di frenaggio della catena)
- 1989 adozione di catalizzatore
- 1991 dispositivo di accensione automatico
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La prima motosega azionabile da un’unica persona venne prodotta nel 1950.
Il lavoro con la motosega
Non si deve tuttavia dimenticare che il lavoro con la motosega è un’attività pericolosa. Non per nulla attualmente si registra un infortunio ogni 1’100m3 di legname allestito! Le parti del corpo più vulnerabili sono la gamba sinistra ed il braccio sinistro. Tra le cause di infortunio più frequenti figurano il cosiddetto "Kickback" (il rimbalzo all’indietro improvviso della motosega indotto dall’urto del puntale della barra e della catena in movimento, contro al legno secondo un’angolazione critica) e l’inciampo.
A seguito delle vibrazioni provocate dal motore in esercizio può poi insorgere la cosiddetta "malattia delle dita bianche", un disturbo della circolazione che colpisce le mani. Un’inchiesta eseguita nel 1981 ha poi dimostrato che, tra i motoseghisti, i danni irreversibili all’udito sono tutt’altro che rari, problema difficilmente risolvibile poiché per motivi di ordine tecnico l’intensità sonora di motori di questo genere non è semplice da ridurre. Per quanto riguarda il problema dei gas inquinanti, non si segnalano attualmente effetti gravi pregiudizievoli per la salute, anche se comunque le conseguenze a lungo termine della respirazione dei gas di scarico non sono conosciute.
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Fonte:http://www.waldwissen.net/lernen/forstgeschichte/wsl_geschichte_motorsaege/index_IT
12-12-2013